Agrumi di Calabria
In Italia la produzione di agrumi (arance, limoni, mandarini, clementina, bergamotto, chinotto) si concentra nelle regioni meridionali, la Calabria produce circa un quarto della produzione nazionale. La superficie agrumetata in Calabria è pari a circa 32 mila ettari (24% della superficie agrumicola nazionale) distribuita tra 44.000 aziende circa. Reggio Calabria è la provincia con il maggior numero di aziende agrumicole seguita da quella di Cosenza. Queste due province, grazie alla loro elevata dimensione territoriale, producono un quantitativo sempre superiore al 70% del totale per ogni specie prodotta. In tutte le province la specie più coltivata è l’arancio seguita dalle clementine nelle province di Cosenza e Catanzaro e dal mandarino in tutte le altre. L’ importanza della Calabria nell’agrumicoltura italiana è da ricondurre prevalentemente alle clementine di cui concentra il 63% circa della produzione totale, più ridotta invece è la presenza di arance (32%), mandarini (39,1%) e limoni (4,6%).
Con il termine agrumi si intendono le piante coltivate appartenenti alla sottofamiglia Aurantioideae (famiglia delle Rutaceae) ed i loro frutti. Ne fanno parte i seguenti generi: Il panorama varietale dell’agrumicoltura calabrese risulta relativamente articolato. Le varietà più diffuse di arance sono: biondo comune, Valencia, Washinton navel, Navelina e Ovale calabrese tra quelle a polpa bionda; tarocco, Moro, Sanguinello tra quelle a polpa pigmentata. Nella produzione di clementine, che ha superato nella piana di Sibari e a Corigliano quella di arance, la varietà più diffusa è la clementine comune, affiancata ultimamente dal Rubino a maturazione tardiva e dal Marisol a maturazione precoce. Nessuna specializzazione varietale per il mandarino, che è coltivato a varietà comune e con tecniche tradizionali nella Piana di Gioia Tauro. La Piana di Sibari (con la produzione di Valencia, Washington navel, Navelina, Tarocco, Moro) la piana di Lametia (con Tarocco, Valencia e Navelina) e l’area Crotonese sono caratterizzate da un’ agrumicoltura avanzata, da impianti moderni e un grado avanzato di meccanizzazione delle tecniche colturali. Nella fascia Jonica catanzarese e reggina c’è una produzione di qualità grazie alle buone conduzioni pedo-climatiche. Nella Piana di Gioia Tauro, che è una zona non particolarmente vocata all’agrumicoltura, ci sono vecchi impianti di arancio (biondo comune, Valencia, Washington navel, Navelina, Ovale calabrese, tarocco, Moro, Sanguinello e Sanguigno) spesso consociati con l’ olivicoltura. Ciò che costituisce la specificità della produzione agrumicola calabrese è il monopolio di alcuni prodotti (cedro e bergamotto) e la maggiore qualità di altri (clementine). Clementine di Calabria I.G.P. Incrocio tra arancio amaro e mandarino, le Clementine provengono forse dall’Algeria (secondo una delle ipotesi più accreditate, il loro nome richiamerebbe quello di Padre Clément Rodier di Misserghin, nel cui orto sarebbero state rinvenute). Coltivate in Italia sin dagli anni ’30, hanno trovato uno dei loro habitat ideali in Calabria, dove si producono nel cosentino, soprattutto nella Piana di Sibari, in alcune aree del lametino e, in provincia di Reggio Calabria nella Piana di Rosarno e nella Locride. Prodotto tipico calabrese a marchio esse vengono controllate e garantite dal Consorzio per la tutela della I.G.P. “Clementine di Calabria”. Raccolte da ottobre a febbraio, a seconda delle varietà (Comune, Spinoso, SRA, Corsica, Hernandina, Rubino, Caffin, etc.), sono pressoché apirene, ovvero senza semi (o ne hanno pochi); ricche di vitamine, aromatiche e molto dolci, risultano facili da sbucciare, essendo l’epicarpo liscio e molto sottile, e possono gustarsi fresche o essere trasformate in canditi, marmellata, succhi, sorbetti, dolci e liquori. La zona di produzione delle Clementine di Calabria Igp comprende parte del territorio delle province della Regione Calabria vocata alla coltivazione degli agrumi clementine e comprende i seguenti comuni:
Bergamotto L’agrume dalla buccia preziosa simile ad una piccola arancia, ama solo la Calabria, anzi solo quell’angolo di Calabria che fa da cornice a Reggio in vista dello Stretto. Non ama nessun’altra terra. Invano qualcuno ha tentato di trapiantarlo altrove: non c’è riuscito. Sono stati fatti tentativi innumerevoli e ovunque, persino nella lontana Isola di Formosa da parte dei Giapponesi. Niente da fare: il bergamotto, ostinato e fedele, cresce bene solo qui. La polpa è sfruttata per fare sciroppi, canditi e, inoltre, per fabbricare l’acido citrico, il quale viene usato per prodotti farmaceutici e per tingere e stampare i tessuti. Ma di gran lunga più importante è la sua buccia, è da essa che si estrae l’oro verde, e cioè quell’essenza indispensabile per creare profumi pregiati. La distillazione dell’essenza viene effettuata a vapor d’acqua negli stabilimenti chimici o, più spesso, col vecchio sistema di raschiare la buccia mediante lame racchiuse nell’interno di due calotte semisferiche di metallo, azionate a mano. In tal modo viene ricavato (dalle bucce di 1.500 bergamotti, goccia a goccia), un chilogrammo di essenza. Questo preziosissimo liquido viene raccolto in speciali recipienti ed esportato in tutto il mondo. La coltivazione del Bergamotto comprende quindi l’area vocata della provincia di Reggio Calabria. La lavorazione per l’estrazione dell’“Olio essenziale” Dop avviene nella medesima area per una produzione di 4.860 tonnellate di essenza. In Calabria, l’industria di trasformazione del bergamotto occupa una posizione di rilievo, soprattutto in un’area del paese, dove detiene un mercato di nicchia, poiché non esistono aree in cui le condizioni rendano la coltura replicabile. L’olio essenziale di Bergamotto viene prodotto lungo la striscia costiera che si estende tra Villa S. Giovanni e Gioiosa Jonica, tra il mar Jonio e il Tirreno, comprende numerosi comuni della provincia di Reggio Calabria e occupa il 6,3% della superficie agrumicola calabrese. |